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venerdì 15 luglio 2016

Serve un Paracadute Sociale : Reddito di Esistenza



La crisi ha avuto un impatto devastante in Italia, dove il tasso di povertà è salito più che negli altri paesi europei. I redditi più bassi hanno subito una ulteriore decurtazione del 30 per cento. Gli effetti sui giovani e coloro che stanno tra i 55 e i 65 anni.

 Il dato record sulla povertà assoluta in Italia reso noto dall'Istat (4 milioni e 598 mila, il numero più alto dal 2005), pone il tema a livello di emergenza nazionale. Non si può dire infatti che la sorte di 4,6 milioni di nostri connazionali ci interessi meno della crescita del Pil, del debito pubblico, della crisi delle banche e della conquista delle aziende italiane da parte delle holding straniere. E' dunque un dovere affrontare la questione e per farlo è bene conoscere le specificità della povertà del nostro paese. In primo luogo, come ha spiegato durante la presentazione dell'Osservatorio nazionale sul disagio e la solidarietà 2015 il presidente dell'Inps Tito Boeri, l'impatto della crisi 2008-2011 sulla povertà in Italia è stato devastante: il nostro paese ha totalizzato un aumento del tasso di indigenza tra i più alti dei paesi europei. Il secondo punto riguarda chi ha subito maggiormente l'impatto: i più colpiti sono stati coloro che erano già poveri, cioè è piovuto sul bagnato.


I dati, forniti da Boeri, dicono che il 10 per cento più povero della nostra popolazione ha perso, dal 2008 al 2014, ben il 30 per cento del proprio reddito. Una cifra eticamente non accettabile. Infine le fasce d'età: i più colpiti sono i giovani e coloro che stanno tra i 55 e i 65 anni, coloro cioè che non sono coperti da sussidi e ammortizzatori sociali. Cioè i senza reddito. Se a questi dati si aggiunge l'identikit del povero che emerge dagli help center delle Ferrovie dello Stato (16 nelle stazioni d'Italia che danno informazioni e prima accoglienza) il quadro si fa ancora più drammatico e purtroppo anche più tragicamente dettagliato. Secondo il curatore del rapporto Onds, Alessandro Radicchi, l'homeless nostrano non è più da identificare con il tradizionale e "rassicurante" clochard: il tasso dei senza casa che si rivolge agli sportelli delle stazioni cresce nei centri dove gli affitti sono più alti, dove c'è carenza di alloggi popolari, 
dove c'è più disoccupazione e soprattutto tra le persone sole, perché celibi o divorziate. E' evidente che bisogna agire dotando di un reddito e di un paracadute sociale chi ne è privo.
"I più colpiti sono stati coloro che erano già poveri, cioè è piovuto sul bagnato. 


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